PRIMA DI TASSARE MEGLIO VENDERE. E POI PENSARCI SU......!
TRATTO DA: IL DUEMILA
Buone notizie dai conti pubblici: cala il fabbisogno dello Stato. Nei primi undici mesi dell’anno è sceso a quota 76,9 miliardi rispetto agli 88,6 del 2009. Circa 11,8 miliardi in meno che per il ministero dell’Economia sono da attribuire in gran parte al «buon andamento delle entrate fiscali».
Sono però buone notizie solo per metà visto che, nel frattempo, il debito pubblico continua ad aumentare di circa 3 mila euro ogni secondo, con la progressione implacabile ed ansiogena che si può vedere visitando il sito dell’Istituto Bruno Leoni (http://www.brunoleoni.it)
Scriveva qualche giorno fa il Sole 24 Ore che “in Italia non sembrano mancare i ‘tavoli’ essendovene di tutti i tipi: rotondi, bilaterali, triangolari, di confronto, di studio, di concertazione…”. Troppi, e ciò nonostante vi sarebbero buoni motivi per suggerire di aprirne un altro in tutta fretta così da capire in che misura e con quali modi sia possibile adoperarsi per fermare questa abnorme crescita ed in un sol tempo iniziare a ridurre un siffatto debito.
Stangata fiscale oppure dismissioni patrimoniali?
Una eventualità viene data da un ipotetico piano di dismissione o privatizzazione (oltre ad una migliore gestione) del patrimonio dello Stato, con l’obiettivo di tagliare il debito ed impedire (o quanto meno limitare al massimo) una stangata fiscale prossima ventura quale conseguenza “dell’Europa che ce lo impone”.
Già, l’Europa: le difficoltà e le tensioni in cui si dibatte Bruxelles sono sotto gli occhi di tutti, così come è ormai risaputo che sulla variabile debito e sulle politiche di rientro si gioca una bella fetta del destino dell’euro e dell’Europa medesima.
Basso indebitamento privato, ma non basta
Per intanto possiamo ringraziare il ministro Tremonti per aver fortemente contribuito a far sì che le future valutazioni del debito pubblico dell’Eurozona si svolgano in riferimento all’indebitamento privato, calcolo che è per noi molto favorevole visto che ci colloca all’incirca al 120% del Pil contro il 161% della Francia e il 127% della Germania. Ma è altrettanto un fatto che la partita si giocherà senza esclusione di colpi e che i Paesi ad alto debito dovranno mettere in pratica piani di rientro assai duri.
Potrebbe quindi scattare l’eventualità di una stangata fiscale. In condizioni di grande incertezza, di fronte all’emergenza, come evitare che cresca il coro favorevole a disegnare una manovra che punti a entrate certe subito? Magari una patrimoniale (ancorché prospettata a vantaggio dei redditi medio bassi), un intervento sulle attività finanziarie (quindi sullo stesso risparmio), una tassa in stile ‘eurotassa’ come quella varata per l’entrata nell’euro o un qualcosa tipo il prelievo una tantum sui conti correnti dei primi anni ’90. Emergenza per emergenza, tutto potrebbe essere giustificato.
Il governo Berlusconi si vanta di “non aver messo le mani in tasca ai cittadini” ipotizzando nel contempo una riforma complessiva del fisco. Ecco allora l’occasione giusta per verificare subito se sia possibile attivare un piano straordinario di dismissioni pubbliche (immobiliari, ma anche societarie e delle concessioni; oltre alla giungla delle società del capitalismo municipale) per tagliare con un colpo secco una quota del debito.
Il vendibile ammonta a circa 500 miliardi. Per esso, Emma Marcegaglia, rispondendo al “vendere, vendere” lanciato mesi fa da Giuliano Ferrara, aveva ricordato che l’attivo patrimoniale pubblico corrisponde al 138% del Pil. è una strada che meriterebbe di essere verificata fin da subito, se non altro per dimostrare che si fa di tutto per evitare eventuali ‘stangate’, anche e soprattutto a fronte di una fiducia risicata.
PC
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